1924
Speech
Vita Eucaristica in Olanda
Relazione del Padre Dott. Tito Brandsma, Carmelitano, Professore dell’Universita Cattolica di Nijmegen
V’ha dei giorni che noi, Cattolici, ci sentiamo strettamente uniti, per quanto diversa sia la nostra indole, e per quanto lontani siano l’un dall’altro i nostri paesi natii.
V’ha dei giorni in cui, come alla prima Festa di Pentecoste dopo l’Ascensione di Cristo, noi Cattolici, di ogni nazionalità, udiamo parlare tognunotti la propria lingua, e ci comprendiamo tutti, mentre l’omaggio personale di ciascuno va componendosi con quello degli altri; ed allora ne nasce un solo omaggio comune che abbraccia il mondo intero.
Lo spettacolo di quella prima Festa di Pentecoste, miracolo per quei giorni, s’è rinnovato ripetutamente col magnifico sviluppo della vita cattolica e ogni volta che s’offrono delle nuove occasioni, in cui noi Cattolici siamo consapevoli in modo straordinario della nostra unità, come d’un privilegio glorioso, come d’una prova della predilezione di Dio, come d’un’arra della riunione sempiterna nel cielo.
Siamo uniti per la nostra unione con Dio e per la unione di Dio con noi. E perciò Gesù profferi la preghiera, che rimanessimo uniti, nel momento in cui instituì il Santissimo Sacramento dell’Altare e ci recò colla Sua carne e col Suo sangue quel cibo, che doveva mantenerci in questa unica vita comune, in questa vita con Dio e in Dio, della quale San Paolo disse:
“Vivo; ma no, non vivo io, ma Gesù Cristo vive in me”. “Unum corpus multi sumus omnes, qui de uno pane et de uno calice participamus”. “Benchè siamo in molti, formiamo però insieme un corpo, noi che condividiamo un solo pane, che beviamo in un solo calice”.
Nella venerazione, nell’adorazione e nella Comunione del Santissimo Sacramento dell’Altare sta il pegno della nostra unità, ma accanto a ciò v’ha un altro gran privilegio, cui Gesù accennò, dicendo: “Io sono con voi fino alla fine dei secoli”!
Gesù non è solo con noi nel Santo Sacramento, ma Egli ha in terra il Suo Vicario; Egli ha posto sopra la Chiesa un Papa, che ci [707] conduce e regge in nome Suo, che Lo sostituisce presso di noi ed a cui volgiamo il nostro sguardo con altissima venerazione, come al rappresentante di Dio in questo mondo, che parla con potenza divina, ed insegna con verità infallibile.
Vedo una concordanza mirabile fra queste due verità fondamentali della nostra Sacra Fede, l’istituzione del Santissimo Sacramento dell’ Altare e l’istituzione del Papato. E stimo molto degno di osservazione il fatto, che nei giorni della più fervente lotta per il nostro tenace attaccamento alla la fede cattolica, nel periodo gravoso della Riforma, i nostri martiri nazionali, i martiri di Gorcum, versarono per entrambe queste due verità il loro sangue.
Gesù colla Sua Chiesa vive nel Sommo Pontefice come in un Suo Vicario, e Lui stesso vive con noi nella Santa Eucaristìa. Secondo questo mio concetto la Santa Eucaristia è il coronamento del Pontificato; accanto alla tacita specie del Pane, in cui sappiamo che Gesù è presente esso, sta il Papa colle parole della vita eterna.
La bellezza di questo congresso eucaristico internazionale viene per ciò elevata, e non poco, colla presenza del Legato apostolico, che per noi profferisce la parola papale, che ci riunisce come fanciulli col Padre della Famiglia e che rende omaggio della Chiesa intera il nostro omaggio.
Benchè Gesù sia sempre con noi nella Santa Eucaristìa, e benchè non ci sia, in riguardo a ciò, – vorrei quasi dire da parte di Dio, – niente di nuovo, è nuova la nostra capacità: in questi giorni ci siamo avvicinati ancor di più a Gesù. E lo sentiamo, quel sempre più accostarci a Gesù ci riesce più facile, più lieve, ora che andiamo tutti insieme, che ci accompagniamo sotto la direzione del Pontefice stesso, e come riuniti a lui.
Infatti, la nostra unione con Gesù, per mezzo del Santissimo Sacramento è personale, immediata, ma l’intimità di tale unione viene fissata in massimo grado dalla nostra disposizione, e questa, cioè quell’aprire della nostra anima alla venuta dello Sposo, viene secondata sommamente da un atto solenne come questo, che ci apre il cuore; ed allora ci sentiamo riscaldati da un sole, così forte, da far sbocciare le gemme della pietà e procurare alla nostra anima la gioia d’una estate calda e luminosa, come quelle che sa darci l’Italia!
Oh quante volte abbiamo invidiato voi, figli e figlie del Sud assolato, per il vostro calore, il vostro ardore! No, non partiamo per codeste parti, soltanto perchè la natura ci offre tante bellezze, colla varietà dei suoi monti e delle sue valli, dei suoi boschi e dei suoi campi, del cupo azzurro celeste al di sopra delle auree montagne; non visitiamo il vostro magnifico paese soltanto per godervi della bellezza delle vostre arti. Nel periodo aureo della nostra letteratura, nel periodo della fioriturà dell’arte pittorica in Olanda, i nostri più valorosi artisti si recarono alle vostre città, nei vostri paesaggi, salirono sui vostri Appennini e vi giravano intorno, per subirne l’ispirazione; ma no, noi vi invidiamo ed ammiriamo in voi ancor molto di più! [708]
Massime noi, Cattolici olandesi, innalziamo lo sguardo al vostro squisito paese ed a voi, figli e figlie di esso, e ci fa un gran bene, vedervi qui in questo momento! Contenti e riconoscenti riceviamo i Cattolici di ogni nazionalità, ma, mi pare che nessuno possa interpretarmi male, se vi dico, che voi ci siete i benvenuti per preferenza. Voi giungete, insieme al Legato apostolico, dal paese del Papa. Nel cuore di ogni Cattolico in Olanda v’è un che di, vorrei chiamarlo: “Santa gelosia di voi”, Italiani! Per voi abbiamo una venerazione speciale, per voi nutriamo un pad’ta invidia e ci dichiariamo felici, se ci è dato di poter camminare nelle pianure del Po, lungo le rive d’Arno, e se possiamo varcare il Tevere. Il vostro paese ha per noi un che di sacro, il vostro suolo ci pare benedetto, perchè la vostra capitale è Roma, ove, ancor più del Re, regge il Papa, ove il profano deve cedere davanti al sacro, ove colla Corte pontificiale è stata creata una sfera d’ordine supremo. Vi vediamo attorniati da quella sfera, accesi da quel calore, più fervidi, a secondo che vi accostate più alla fonte. Spesso ci sembra, che quel calore scemi, man mano ci allontaniamo da quella fonte, che non condividiamo più quel calore; e noi Olandesi, freddi e prosaici, ci rallegriamo della vostra venuta, della vostra presenza, perchè voi, meglio di chicchessia, portate fra di noi la sfera cattolica, in cui vogliamo vivere, specie in questi giorni.
Colla massima contentezza vi porgo il mio saluto in questa antica città per alcuni giorni centro della massima manifestazione della nostra fede.
Ma lasciate che vi confessi apartamente che aspettavamo questi giorni bensì colla massima contentezza, eppure non senza qualche titubanza!
Voi venivate e con voi veniva il vostro entusiasmo meridionale, il vostro cuore caldo, il vostro amore, la vostra prontezza al sacrificio e la vostra dedizione alle cose nobili e sante. Ci ricordavamo nuovamente delle vostre città, che hanno quasi tutte il Santo loro proprio; Padova col suo Sant’ Antonio, Firenze colla sua Santa Maria Maddalena, Bologna, Siena, Genova, ognuna colla Santa Caterina sua propria, Assisi col suo San Francesco e Santa Chiara, Milano col suo Contardo Ferrini e il Santo Carlo Borromeo, Roma, che, in somma, è Roma… Ci ricordavamo dei vostri poeti e dei vostri artisti, degli squisiti templi, miracoli dell’architettura e ornati delle massime opere della pittura italiana e di una celebrità mondiale, ci ricordavamo dei vostri maestri del bel canto e della musica …. e ci spaventavamo! ….
Non era impresa troppo ardita voler prender parte a tali grandiose manifestazioni internazionali? Non ci starebbe meglio pigliare il nostro bastone da viaggio e recarci nei vostri paesi, affinchè come ciò accadde già cosi spesso nel passato, ed accade ancor tante volte, sotto il sole italiano ci riscaldasse la vampa della vostra pietà, in vece di deludervi col nostro prosaicismo!
Ma finalmente abbiamo detto, no, ed ancora, no! [709]
Ci siamo rispecchiati in voi e ci siamo fortificati nella nostra volontà per potervi rassomigliare. Speravamo nella vostra venuta per poter subire noi stessi in questi giorni l’estasi del vostro entusiasmo, e lasciando che veniste tra di noi, far raggiare su dei nostri Paesi Bassi il vostro spirito e il vostro amore, e farvi condurre qui una scintilla del fuoco che Dio è venuto a portare in terra e che trovò da voi così abbondante nutrimento.
Speravamo potervi mostrare che anche noi, nei nostri paesi bassi e freddi, amiamo il Signore, che non vogliamo cedere a voi, quando si tratta di mostrare amore e venerazione a Gesù; volevamo unirci più strettamente con voi, imparando da voi come venerate Gesù; e poi volevamo celebrare alla vostra presenza il nostro amore per Gesù, affinchè quell’omaggio e quella manifestazione vicendevoli ci leghino più strettamente fra di noi e, in conseguenza, più strettamente a Gesù.
Hanno concepito questo Congresso come un congresso di Pace. Deve esser tale e in verità è tale. In questo sta la sua forza; che ci riuniamo tutti come figlioli di un Padre, ci cibiamo tutti dello stesso Pane celeste, siamo tutti più intensamente consapevoli, che la riunione con Dio è la nostra unica vocazione, e soltanto possibile coll’amore.
Un proverbio olandese dice: “La gioia condivisa si raddoppia! Vorrei far valere tale proverbio a riguardo questo congresso mondiale. C’è tanta contentezza e tanta gioia, che ci fa un gran bene, poterla condividere conaltri, persino congli amici lontani. La nostra gioia ne aumenta.
Voi avete intrapreso un lungo viaggio per vedere l’omaggio dell’ Olanda al Santissimo Sacramento. E’ una prova del vostro amore, del vostro entusiasmo. Speriamo che non siate rimasti delusi. Vediamo in voi gli amici di Gesù nel Suo Santissimo Sacramento e perciò vi piaccia, come a me piace, discorrere insieme alcuni minuti del soggetto del nostro comune amore. Di voi abbiamo sentito quanto Gesù venga amato in Italia; la vostra venuta ne è la prova vivente. Mi rallegro di poter dirvi: “Anche noi amiamo Gesù”. Vorremmo superarvi, o almeno uguagliarvi e speriamo cordialmente che il nostro entusiasmo sia destato e vivificato dal vostro. Dicono che noi Olandesi siamo freddi et prosaici; e purtroppo non ci riesce facilmente far sentire la voce del nostro cuore.
Ma non ci piacerebbe che questa particolaritàdel nostro popolo, l’essere chiusi, per così dire, fosse presa per mancanza d’amore. Non per vantarci noi stessi, ma per non far nascere l’apparenza che, ove tace la bocca, il cuore è vuoto, vi ripeto il: “Et ego” di San Paolo e fieramente vi grido: Anche noi veneriamo ed adoriamo, anche noi gli rendiamo omaggio ed adorniamo, anche noi lodiamo e ringraziamo Gesù nel Suo Sacramento.
No, non vi riceviamo come stranieri, siamo uniti in quell’amore e. se voi potete valervi delle prove del vostro amore, noi non vogliamo esservi minori. Abbiamo imparato di voi in questi giorni. Ecco, [710] il nostro desiderio cordiale è che possiamo esservi d’ammaestramento in alcune cose!
Non so quasi, cosa rilevare per dimostrare il nostro amore. Inizierò col rammentarvi che la parola del veneratissimo Pio Decimo ha fatto sonare le campane per annunziare un periodo di fioritura della vita eucaristica in Olanda. Non voglio paragonare il nostro caso con quello di altri paesi. Non intendo dire che noi stiamo in prima fila nell’ubbidienza all’Ammonimento di quel santo Pontefice, che raccomandava in primo luogo il comunicare più spesso, se possibile quotidianamente, e in secondo luogo di condurre i bambini alla Santa Mensa, subito quando fossero giunti all’età della ragione.
Sino dal momento che quelle parole furono profferite ècresciuto in modo straordinario il numero delle Sante Comunioni, esso non è raddoppiato, ma ora è giunto a più del quaduplo. E le conseguenze di quel fatto non hanno tardato di mostrarsi. Mi pare poter indicare come conseguenza più spiccata il maggior numero delle vocazioni allo stato ecclesiastico. Che tanti abbraccino lo stato ecclesiastico non desta meraviglia solo all’estero ma pure nella stessa nostra patria. Il nostro paese non possiede soltanto un clero numeroso e entusiasta, ma in ogni paese di missione si trovano dei padri missionarii olandesi, assistiti da schiere intere di frati – e suore – missionari. Ed accanto ai seminari delle diocesi ove centinaia di studenti vengono educati al Servizio Santo, ci sono più di venti scuole regoumedesima educazione. Più d’una volta è stato stabilito con l’elo quenza della cifre, che quel grand’aumento di vocazioni allo stato ecclesiastico data dal tempo che si iniziava a chiamare i bambini alla Santa Mensa e in tal modo i primi bimbi di sei e sette anni erano giunti all’età piena. Spesso si parla del “problema” della vocazione allo stato ecclesiastico, lo vorrei farvi osservare questo: Vedete, come nella piccola Olanda il grande aumento nelle vocazioni viene spiegato colla sollecita e frequente comunione dei bimbi, ben organizzata, ben preparata.
Se mi è permesso di accennare ad un’altra manifestazione della nostra vita eucaristici, allora vorrei dirvi: guardate le nostre chiese! Oh, lo so bene, molti di voi saranno stati delusi alla prima vista di esse, perchè qui, nella molto lodata Olanda, non vedete che poche chiese come quelle, che si vedono a centinaia in Italia. Lo so, purtroppo, che non possediamo i templi secolari, ove le arti della scultura e della pittura hanno collaborato a creare una magnifica opera d’arte, degna di Dio e del Suo Sacramento.
Non sono che rare quelle chiese, che si possano paragonare alquanto con tutte quelle squisite dell’Italia. Ma voi non dovete dimenticare, come la Riforma togliesse quasi tutte la chiese ai Cattolici olandesi, e come più tardi gli Stati acconsentissero alla costruzione di nuove case della preghiera loro proprie, ma ciò a condizioni così ristrette da rizultarne fabbricati che rassomigliavano a rimesse, e perciò ricevettero il nome di “schuurkerken, water- [711] staatskerken”, cioè: “chiese-rimesse” o “chiese fabbricate quasi pell’amministrazione delle acque e delle dighe!
Non prima del secolo scorso riacquistammo il diritto di costruirci le nostre chiese ed ora, fate una volta un giro nel nostro paesaggio olandese, quel paesaggio dalle pianure infinite! Stando in mezzo alla campagna aperta vedrete sorgere le guglie ad ogni lato; sarete attorniati da quei diti di pietra, che indicano i luoghi dove Gesù abita in mezzo ai Suoi. Vorrei chiamare ciò la magnificenza eucaristica del paesaggio olandese. Ed allora vi troverete fra le case di Gesù che vi grideranno dal nord, dal sud, dall’est e dall’ovest che lì c’è il Maestro! E tutte quelle chiese, relativamente semplici, ma per questo non disadorne, sono edifizi costruiti nell’ultimo secolo, la più parte nell’ultimo mezzo secolo. E così non c’è quasi paesello di qualche riguardo, che non possieda la sua chiesa e se farete il conto della somma che i Cattolici olandesi hanno spesa negli ultimi cent’anni per preparare una degna dimora a Gesù e poter ricercar Lo e ricever Lo in un luogo dignitoso, allora vi accorgerete che l’Olanda debba ben amare Gesù!
Per terza prova, come l’Olanda viva con Gesù Eucaristico, vorrei citare il grand’interesse, di cui gode questo Congresso e farvi notare il gran numero delle pubblicazioni a cui esso già diede motivo. Non sono i soli giornali che se ne interessano e stampano delle edizioni speciali Eucaristiche, ma non c’è quasi rivista che non abbia dato alla luce qualche pubblicazione festiva. La Santa Eucaristia vi è considerata da ogni punto di vista. Le riviste letterarie ricercarono nella letteratura antica e moderna ciò che finora veniva scritto di bello sul Santissimo Sacramento; diverse riviste devozionarie tentarono di far accordare il culto del Santissimo Sacramento collo speciale culto propagato da esse stesse. E’ proprio un fatto soddisfacente, che i prodotti letterari di questi ultimi tempi cercavano annodarsi a quelli del tempo aureo della nostra letteratura; e che le nuove edizioni ci facevano godere di nuovo del modo magnifico in cui il padre della letteratura olandese, il convertito Joost van den Vondel, cantò i misteri dell’altare. Noi andiamo superbi che una Laude del Santissimo Sacramento appartenga alle opere classiche della letteratura olandese. Io per me mi tengo convinto che pure Dante cantasse il Santissimo Sacramento nella sua Divina Commedia, e lo rappresentasse con una profonda allegoria, come la fonte di grazia per l’uomo convertentesi: poco tempo fa ho tentato di argomentare questa mia convinzione in un mio scritto. Trovai approvazione dall’uno, disapprovazione dall’altro. Ma ciò, di cui Dante trattò coll’allegoria oscura, cosicchè molti non riconoscano il Gran Mistero, veniva poi cantato dal nostro Vondel in centinaia di versi che ancor oggidì vengono recitati essendo i più belli che mai dettasse. In quest’ anno vennero stampate due nuove e belle edizioni commentate, mentre pure venne data alla luce un’antologia tolta da esse.
Mettiamo queste edizioni eucaristiche dei giornali e delle riviste [712] accanto a tante altre pubblicazioni, più consistenti, ed allora possiamo assicurarvi che l’Olanda partecipa al Congresso. E’ divenuta una verità, ciò che ci siamo importo come un dovere: tutta l’Olanda è un solo Congresso Eucaristico. La Santa Eucaristia è sulle labbra di tutti e, ammirati, gli stessi miscredenti domandano cosa è mai ciò che esalta talmente i Cattolici?
Anch’essi parlano già da mesi e settimane di questo punto centrale della vita cattolica, perchè sempre e sempre ne sentono parlare e vedono gli scritti su di esso.
Benchè Gesù non si sia ancora impossessato di tutti i cuori in Olanda, Egli ha almeno attirato l’attenzione di tutti e non ci sarà nessuno in tutto il paese che non subisca l’incanto dell’omaggio che i più che due milioni di cattolici rendono a Dio presente sotto le unie li specie della Santa Eucaristia. E ciò mancherà di render frutto!
Finalmente vorrei domandare la vostra attenzione per le processioni in onore del Santo Sacramento. Forse vi sembrerà strano, che io citi qui un divieto per le processioni, vigente in questo paese, come una prova del nostro culto del Santissimo Sacramento. E pure è così, perchè questo divieto è diventato il soggetto di una lotta politica e soltanto, come accade talvolta nella politica – per acquistare dei beni superiori – i politici cattolici hanno dovuto desistere della loro esigenza di urgere l’abolizione del divieto in questione.
Soltanto chi ha letto gli articoli ed i discorsi su questo soggetto, può intuire e capire interamente quanto sia riuscito penoso ai cattolici di acquietarsene.
La fiacchezza e l’indifferenza avrebbero fatto tacere; l’amore potè acquietarsi, ma dovè sfogarsi.
Ma il giorno verrà, e forse non tarderà molto, in cui pure le nostre piazze e le nostre vie saranno aperte alla processione trionfale del Re Eucaristico, il giorno in cui il Suo governo sopra l’Olanda si estenda sempre più, e certamente questo Congresso Eucaristico internazionale contribuirà e non poco, affinchè Gesù sia qui più conosciuto, più amato e finalmente che ciò che sta sull’Obelisco, sulla piazza di San Pietro a Roma, sia qui espresso nella vita pubblica: Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat: Cristo vince, Cristo regna, Cristo domina.
E così sia, qui e dappertutto nel mondo.
Ho detto.
- Published in: Gedenkboek van het XXVIIe Internationaal Eucharistisch Congres gehouden te Amsterdam van 22 tot 27 Juli 1924, (ed. Henry d’ Yanville, W. van Dijk), Amsterdam 1925, 706-712. ↑
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Published: Titus Brandsma Instituut 2024